BioPlasma
Dispositivo per elettrochirurgia al Plasma
BIOPLASMA : I PUNTI DI FORZA DEL NOSTRO NUOVO APPARECCHIO MEDICALE
Per comprendere meglio le caratteristiche dell’apparecchio medicale “Bioplasma” da noi commercializzato sottoponiamo alla Vostra attenzione, in sintesi, i punti innovativi che lo distinguono da quelli attualmente presenti sul mercato elettromedicale
Il primo di questi dispositivi è stato prodotto nel 1940 dalla Birtcher Corporation di Los Angeles negli USA proprio per le applicazioni da noi presentate. Un certo numero di produttori ora producono “Hyfrecators”. Da allora si ricorre al nome “Hyfrecators ( come nel campo dei prodotti farmaceutici il tradenamed “aspirina”) per riferirsi a qualsiasi apparato elettrochirurgico senza piastra di riferimento a terra e produzione di energia visibile sotto forma di scintilla ).
Il BIOPLASMA generando una vaporizzazione/sublimazione tissutale è da considerarsi ablativo, anche se, lo sottolineiamo, non sfiora le delicatissime strutture sottostanti e non provoca dolore.
MANUALE D' USO
Il dispositivo rientra nella categoria degli apparecchi termocoaguloelettroabrasori ad alta
frequenza. Il principio di funzionamento al quale il dispositivo si riferisce è quello della
ionizzazione dei gas.
La ionizzazione di un gas è un processo per il quale un gas, inizialmente neutro, viene
ionizzato facendo passare al suo interno un forte campo elettromagnetico ad alta tensione.
Il fenomeno della scarica nei gas (nel nostro caso in aria) coincide con la rottura dielettrica
dei legami di isolamento dell’aria.
Il generatore produce tramite un oscillatore sinusoidale ad alta frequenza impulsi ad alta
tensione in grado di superare il normale isolamento elettrico dell’aria.
L’energia che ne scaturisce, visibile sotto forma di forte bagliore e chiamata Plasma.
BioPlasma con caratteristiche di tipo no-contact, trova la sua applicazione in interventi di
soft surgery specie in dermatologia, ginecologia, odontoiatria, otorinolaringoiatria, chirurgia
estetica.
Grazie alla produzione di energia al plasma, il tessuto in prossimità al puntale del
dispositivo viene vaporizzato senza fare esplodere le cellule.
Le peculiarità di questo dispositivo sono molto importanti, in quanto rivoluzionano il modo
di intervenire in elettrochirurgia.
I pregi di questa tecnica sono qui riassunte:
Il dispositivo può essere utilizzato efficacemente anche per interventi ambulatoriali di:
· Xantelasmi
· Verruche in genere
· Cheratosi seborroiche
· Discromie
· Cisti
· Cheloidi
· Microlifting
BIOPLASMA
La chirurgia con il dispositivo elettronico Bioplasma apre un nuovo campo d’applicazione
dell’alta frequenza molto sofisticato, che permette un ampliamento ed un miglioramento
delle tecniche chirurgiche.
Tale tecnologia rappresenta una notevole evoluzione rispetto all’elettrochirurgia
tradizionale, pratica ormai consolidata da anni di utilizzo, ma che comunque ha, per sua
stessa natura, notevoli limitazioni.
La chirurgia con il Bioplasma attua un lavoro atraumatico del tessuto ed una coagulazione
gentile. Il taglio dei tessuti, senza pressione o schiacciamento delle cellule, avviene
sempre ad una temperatura media di dissipazione ai 60°.
Il taglio è ottenuto in seguito ad una emissione di energia al plasma pulsata ad una
frequenza particolare, in genere oltre i 150 Khz. Ne consegue un taglio pulito, freddo,
facile alla cicatrizzazione che non produce formazione di cheloidi. Si elimina quasi
completamente il dolore post-operatorio. Il coagulo avviene per denaturazione proteica
attorno ai 60°.
Con il Bioplasma si può intervenire direttamente sulla cute, operando in vicinanza delle
cosiddette zone “delicate”, ma soprattutto, avendo la caratteristica di lavorare a
temperature di circa 60°, denatura le cellule stimolandole a produrre Collagene, ottenendo
una guarigione molto più veloce. Risulta inoltre ridotto il dolore del paziente e limitata, in
modo sostanziale, la formazione di cheloidi , con evidenti vantaggi cicatriziali e quindi
estetici.
Il Bioplasma può, in molte applicazioni ablative, sostituire il LASER, accorciando
notevolmente i tempi operativi, agevolando gli utilizzatori in quanto la precisione chirurgica
è superiore; riducendo anche i costi. Ne consegue quindi una tecnica innovativa, pratica
all’uso, adatta per tutte le chirurgie leggere.
Il Bioplasma a differenza di altri metodi elettrochirurgici tradizionali configurati sia in
monopolare che in bipolare, non invia ai tessuti correnti di alcun tipo. Questo, fa del
Bioplasma un dispositivo sicuro, attuabile anche su soggetti che per via della loro
incompatibilità (Pacemaker, impianti ecc.) non possono essere sottoposti ad
elettrochirurgia tradizionale.
Il dispositivo non necessità di alcun collegamento con il paziente, ne tanto meno di piastre
di ritorno. L’emissione di energia al plasma avviene in modo spontaneo, semplicemente
sfiorando il tessuto con l’ago del manipolo. Il Plasma generato è visibile sotto forma di
forte bagliore (Glow) con assenza di arco elettrico. Il lavoro svolto dall’energia, è di tipo
ablativo.
Caratteristiche tecniche di BioPlasma
Dispositivo per elettrochirurgia al Plasma
panoramica sulle tecnologie elettrochirurgiche in uso a confronto con il BIOPLASMA
L’utilizzo di apparecchi elettromedicali in elettrochirurgia ha visto ampliare il numero di
strumenti utilizzati per l’emostasi. Rimangono fondamentali le regole da osservare,
indispensabili per non recare danno al paziente e agli operatori.
L’impiego del calore per fermare il sanguinamento è una pratica che risale a centinaia di
anni fa, basti pensare alla cauterizzazione eseguita con una lama di coltello arroventata
passata sulla ferita.
I primi esperimenti di correnti a radiofrequenza su soggetti umani, cominciarono verso la
fine dell’800 e gli inizi del ‘900.
Nel 1892 , Arsene d’Arsonval studiò per primo l’effetto di correnti ad alta frequenza su
pazienti. Nel 1899 Oudin descrisse la distruzione del tessuto causata da scintille provocate
dalla corrente rilasciata da una sua apparecchiatura risonante.
Per la diffusione dell’elettrochirurgia occorre attendere al fine degli Anni Venti.
Era il 1926 quando Harvey Cushing, utilizzando il dispositivo di Bovie, fisico e suo
carissimo amico, applicò corrente ad alta frequenza durante una procedura
neurochirurgia.
I risultati furono eccellenti e a quel punto anche pazienti ritenuti in operabili per il pericolo
di emorragia cerebrale furono sottoposti ad intervento.
Cushing e Bovie pubblicarono e diffusero il loro lavoro ottenendo un grande successo,
contribuendo a diffondere l’applicazione di unità elettrochirurgiche nelle sale operatorie di
tutto il mondo.
La tecnologia rimase invariata fino al 1967, quando Valleylab mise a punto il primo
sistema portatile delle successive onde elettriche complex, delle uscite isolate e
indipendenti e dei comandi manuali.
ELETTROCHIRURGIA A RADIOFREQUENZA
Una domanda molto frequente riguarda il perché i generatori elettrochirurgici non
provochino shock elettrico ai pazienti.
La risposta risiede nel fatto che i generatori funzionino ad alte frequenze.
La corrente a frequenze radio si alterna così velocemente da non consentire alle cellule di
opporle reazione. Le stazioni radio funzionano nel range compreso tra 550-1500 kilohertz
(kHz). I generatori elettrochirurgici funzionano nel range compreso tra 240 e 3.3
megahertz (MHz).
Entrambi funzionano molto al di sopra del range entro il quale si possono verificare
stimolazioni neuromuscolari o shock elettrico.
ELETTROCHIRURGIA BIPOLARE
L’elettrochirurgia BIPOLARE è l’uso di corrente elettrica nell’ambito di un circuito che viene
completato mediante due poli paralleli, uno positivo ed uno negativo, posizionati vicini
l’uno all’altro.
Il flusso di corrente è limitato al percorso tra questi due poli, che sono spesso
rappresentati dalle pinze, oppure dalle forbici. Poiché i poli sono molto vicini l’uno all’altro,
si utilizzano bassi voltaggi per ottenere l’effetto desiderato sul tessuto.
La maggior parte delle unità bipolari impiegano la forma d’onda di “taglio” poiché si tratta
di un a forma di onda a voltaggio inferiore e raggiunge l’emostasi evitando inutili
bruciature. Il metodo bipolare è parzialmente invasivo.
Nell’ambito dell’elettrochirurgia bipolare la corrente è limitata al tessuto compreso tra i poli
dello strumento e non scorre attraverso il paziente, perciò l’elettrodo di ritorno del paziente
non è necessario.
L’elettrochirurgia bipolare è ragionevolmente sicura. Ci sono nuovi sistemi bipolari che
incorporano le modalità di macro e di taglio bipolare, che hanno un voltaggio più
alto,studiato per essere usato con la nuova generazione di strumenti bipolari da taglio.
ELETTROCHIRURGIA MONOPOLARE
Il metodo più frequente per inviare energia è quello MONOPOLARE, poiché è in grado di
ottenere la gamma più vasta di effetti di coagulazione sul tessuto.
Il generatore produce la corrente che passa, attraverso l’elettrodo attivo, nel tessuto
designato. La corrente poi si propaga, attraverso il corpo del paziente, verso un elettrodo
di ritorno dove viene raccolta per essere di seguito riportata al generatore, in modo sicuro.
Questo è e deve essere l’unico percorso previsto per la corrente elettrica, che viene
garantito dal corretto utilizzo del generatore elettrochirurgico e, insieme, dagli interventi
appropriati del chirurgo e del personale di sala operatoria. L’elettrochirurgia monopolare
specie ad elevata potenza è invasiva.
CONCENTRAZIONE/DENSITA’ DI CORRENTE
Sia l’elettrochirurgia monopolare sia quella bipolare hanno come obiettivo quello di
produrre calore per ottenere l’effetto chirurgico desiderato.
Quando la corrente si concentra produce calore. La quantità di calore prodotta determina
l’estensione dell’effetto sul tessuto. La concentrazione di corrente o densità dipende dalle
dimensioni dell’area che viene attraversata dal flusso di corrente.
Un’area di piccole dimensioni concentra più la corrente, offre più resistenza, necessita di
maggiore forza per spingere la corrente attraverso lo spazio limitato e genera più calore.
Un’area estesa offre meno resistenza al flusso di corrente, riducendo la quantità di calore
prodotto.
DIFFERENZIAZIONE DELLE MODALITA’ ELETTROCHIRURGICHE
I generatori elettrochirurgici possono produrre corrente in tre diverse modalità ciascuna
delle quali produce un effetto diverso sul tessuto.
Le modalità sono: TAGLIO, FOLGORAZIONE, ESSICCAMENTO.
TAGLIO
La corrente di taglio è una forma d’onda continua, cioè senza interruzioni di erogazione.
Essendo l’erogazione continua, i voltaggi necessari per ottenere l’effetto desiderato di
vaporizzazione sono nettamente inferiori, mentre risulta particolarmente alta la frequenza.
L’effetto di taglio si esplica attraverso l’esplosione delle cellule dovuta al rapido
riscaldamento superiore a 100°.
Per ottenere l’effetto di taglio, la punta dell’elettrodo attivo deve essere tenuta appena al di
sopra del tessuto target. La corrente vaporizza le cellule in modo tale da ottenere un taglio
pulito del tessuto con effetto di emostasi scarso o nullo (l’uso del taglio del generatore è la
giusta scelta per ottenere il minimo danno ai tessuti).
MODO MISCELATO (BLEND)
Il modo miscelato di un generatore è una funzione della forma di onda di taglio. Le correnti
miscelate producono voltaggi più alti rispetto a quelle del modo di taglio puro e frequenze
progressivamente più basse.
L’uscita da un generatore viene modificata a una forma di onda smorzata che produce
l’emostasi durante il taglio. Ci sono varie forme d’onda miscelata che forniscono diversi
rapporti tra la coagulazione e la corrente di taglio.
Alcuni produttori applicano modifiche al ciclo di funzionamento e ottengono varianti tra
taglio e miscele chirurgiche attraverso una modifica del ciclo di funzionamento.
Generalmente a un valore di taglio miscelato maggiore corrisponde una migliore
coagulazione.
FOLGORAZIONE
La folgorazione dei tessuti viene raggiunta nella modalità di coagulazione del generatore.
La modalità di coagulazione produce una forma di onda interrotta o smorzata, con il ciclo
di funzionamento sulla posizione “on” per un tempo pari al 6%.
La corrente di coagulazione produce dei picchi di voltaggio che raggiungono i 5000 volt
A 50 watt.
Il riscaldamento del tessuto avviene quando la forma di onda raggiunge il suo picco,
mentre questo si raffredda tra un picco e l’altro, producendo quindi il riscaldamento lento
delle cellule con temperature intorno ai 100°.
La coagulazione delle cellule avviene durante il 94% di ciclo “off” nella forma di onda. Il
metodo più giusto per raggiungere la folgorazione quando si usa la coagulazione è quello
di tenere la punta dell’elettrodo attivo leggermente al di sopra del tessuto.
ESSICCAZIONE
L’essiccazione elettrochirurgica può essere ottenuta utilizzando sia il modo di taglio sia
quello di coagulazione. La differenza tra essiccazione e folgorazione risiede nel fatto che,
per ottenere l’essiccazione, l’elettrodo attivo deve essere a contatto con il tessuto.
TECNOLOGIA ELETTROCHIRURGICA
L’evoluzione e la sofisticazione delle procedure chirurgiche hanno implicato nel tempo il
progresso delle tecnologie elettrochirurgiche.
Accogliere la sfida proposta dai miglioramenti che si sono succeduti nelle procedure di
cure del paziente non è che uno degli obiettivi del produttore di apparecchiature medicali
nell’ambito sanitario.
Sia al chirurgo sia all’assistente di sala operatoria, viene richiesta una certa familiarità con
le tecnologie acquisite , e anche con quelle emergenti per garantire ai pazienti la maggior
sicurezza ed efficacia delle cure.
GENERATORI ALLO STATO SOLIDO (SOLID STATE)
I generatori allo stato solido sono stati introdotti nel 1968. Queste unità erano molto più
piccole di quelle dell’epoca e presentavano uno schema elettrico isolato. In queste unità la
corrente elettrica prodotta dal generatore ha come riferimento il generatore stesso e ignora
tutti gli altri oggetti con messa a terra che sono a contatto con il paziente, eccetto
l’elettrodo di ritorno. In presenza di generatori isolati, non si verifica alcuna divisione di
corrente e non c’è la possibilità di ustioni in un sito alternativo.
Un generatore isolato non funziona, a meno che l’elettrodo di ritorno dal paziente non sia
attacco al paziente stesso.
Comunque senza addizionali caratteristiche di sicurezza il generatore non è in grado di
valutare lo stato del contatto e della piastra/interfaccia. Se l’estensione o la qualità della
piastra dovessero essere in qualche modo compromesse durante la procedura chirurgica,
potrebbe verificarsi un’ustione nel sito dell’elettrodo di ritorno.
L’assistente di sala deve accertarsi che l’elettrodo di ritorno del paziente mantenga un
buon contatto per tutto il corso della procedura chirurgica.
Monitoraggio dell’elettrodo di ritorno
Gli elettrodi di ritorno del paziente (piastre per elettrochirurgia) che impiegano un sistema
di monitoraggio (REM) di qualità del contatto sono stati introdotti nel 1981.
Per tale procedimento viene utilizzato un sistema composto da una piastra a struttura
“divisa”, per mezzo della quale una corrente a basso voltaggio determina prima e
monitorizza poi l’impedenza tipica del paziente, ovvero la qualità e la quantità del contatto
tra paziente e l’elettrodo di ritorno.
Se si verifica una situazione nel sito dell’elettrodo di ritorno che può causare un’ ustione al
paziente , il sistema opera la disattivazione del generatore e fornisce segnali d’allarme sia
acustici che visivi.
Questo dispositivo rappresenta un motivo di grande sicurezza sia per il paziente sia per il
personale di sala operatoria, in quanto le ustioni provocate dall’elettrodo di ritorno
corrispondono alla percentuale più alta di lesioni riportate durante le pratiche chirurgiche
TIPOLOGIE DI CONFIGURAZIONI
COAGULAZIONE SOFT
Nella coagulazione soft non si creano archi voltaici, così da non creare alcuna
carbonizzazione. La coagulazione soft è consigliabile per applicazioni mono e bipolari
“delicate” e con elettrodi a contatto.
COAGULAZIONE FORCED
Nella coagulazione forced vengono impiegati intenzionalmente archi voltaici, per
coagulazioni più profonde anche con elettrodi sottili ed a piccole superfici (es. TUR).
COAGULAZIONE SPRAY
Durante la coagulazione spray si creano archi voltaici tra elettrodo e tessuto; tra questi
non è necessario un contatto diretto.
COAGULAZIONE AL PLASMA CON GAS ARGON
La coagulazione con plasma di ARGON (APC) è una tecnica di coagulazione monopolare
in AF non per contatto.
Il gas Argon è inerte e incombustibile, è più pesante dell’aria e ionizza più facilmente.
La corrente in AF viene applicata al tessuto senza contatto mediante gas argon (plasma di
argon), convogliando la corrente in un flusso di gas ionizzato, che invia la scintilla al
tessuto a raggio, producendo un’escara morbida e flessibile.
La tecnica necessita di un applicatore APC-APPLICATORE collegato ad un generatore al
alta frequenza ed a un coagulatore a gas argon.
Questa tecnica riduce la perdita ematica ed il tempo chirurgico.
L.A.S.E.R.
Il LASER, acronimo di Light Amplification by Stimulation Emission of Radiation, inventato
da Maiman nel 1960, trovò le sue prime applicazioni in campo medico nel 1961, grazie al
dermatologo Leon Goldman. Attraverso un sistema fisico ed ottico sofisticato, permette di
amplificare, in un materiale attivo eccitato da una opportuna fonte di energia, e di emettere
una radiazioni elettromagnetica (luce) monocromatica ad una lunghezza d’onda specifica,
coerente in fase e non divergente.
Affinché l’energia luminosa emessa in questo modo causi effetti biologici, è necessario
che sia assorbita dal bersaglio, detto TARGET, e trasformata in altre forma di energia :
termica, chimica, meccanica.
Es. in dermatologia oggi si utilizzano sostanzialmente gli effetti fototermici dei LASER; essi
consentono, a seconda delle loro diverse caratteristiche fisiche di tagliare, vaporizzare o
fotocoagulare un target. Le caratteristiche fisiche dipendono essenzialmente da lunghezza
d’onda espressa in manometri e durata dell’impulso luminoso.
Altre applicazioni del LASER si hanno in Oculistica, per trattare i distacchi di retina, in
ORL, per trattare le neoplasie a livello laringeo, in Endoscopia Digestiva, per il trattamento
delle neoplasie esofagee.
BIOPLASMA
La chirurgia con il dispositivo elettronico Bioplasma apre un nuovo campo d’applicazione
dell’alta frequenza molto sofisticato, che permette un ampliamento ed un miglioramento
delle tecniche chirurgiche.
Tale tecnologia rappresenta una notevole evoluzione rispetto all’elettrochirurgia
tradizionale, pratica ormai consolidata da anni di utilizzo, ma che comunque ha, per sua
stessa natura, notevoli limitazioni.
La chirurgia con il Bioplasma attua un lavoro atraumatico del tessuto ed una coagulazione
gentile. Il taglio dei tessuti, senza pressione o schiacciamento delle cellule, avviene
sempre ad una temperatura media di dissipazione ai 60°.
Il taglio è ottenuto in seguito ad una emissione di energia al plasma pulsata ad una
frequenza particolare, in genere oltre i 150 Khz. Ne consegue un taglio pulito, freddo,
facile alla cicatrizzazione che non produce formazione di cheloidi. Si elimina quasi
completamente il dolore post-operatorio. Il coagulo avviene per denaturazione proteica
attorno ai 60°.
Con il Bioplasma si può intervenire direttamente sulla cute, operando in vicinanza delle
cosiddette zone “delicate”, ma soprattutto, avendo la caratteristica di lavorare a
temperature di circa 60°, denatura le cellule stimolandole a produrre Collagene, ottenendo
una guarigione molto più veloce. Risulta inoltre ridotto il dolore del paziente e limitata, in
modo sostanziale, la formazione di cheloidi , con evidenti vantaggi cicatriziali e quindi
estetici.
Il Bioplasma può, in molte applicazioni ablative, sostituire il LASER, accorciando
notevolmente i tempi operativi, agevolando gli utilizzatori in quanto la precisione chirurgica
è superiore; riducendo anche i costi. Ne consegue quindi una tecnica innovativa, pratica
all’uso, adatta per tutte le chirurgie leggere.
Il Bioplasma a differenza di altri metodi elettrochirurgici tradizionali configurati sia in
monopolare che in bipolare, non invia ai tessuti correnti di alcun tipo. Questo, fa del
Bioplasma un dispositivo sicuro, attuabile anche su soggetti che per via della loro
incompatibilità (Pacemaker, impianti ecc.) non possono essere sottoposti ad
elettrochirurgia tradizionale.
Il dispositivo non necessità di alcun collegamento con il paziente, ne tanto meno di piastre
di ritorno. L’emissione di energia al plasma avviene in modo spontaneo, semplicemente
sfiorando il tessuto con l’ago del manipolo. Il Plasma generato è visibile sotto forma di
forte bagliore (Glow) con assenza di arco elettrico. Il lavoro svolto dall’energia, è di tipo
ablativo.